Venerd pesce by Claudio Ferlan;

Venerd pesce by Claudio Ferlan;

autore:Claudio, Ferlan; [Ferlan, Claudio ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Intersezioni
ISBN: 9788815366788
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2021-08-15T00:00:00+00:00


Porzione

Dove si scrive di norme giuridiche e regole teologiche, di tempi e autorità. Dove a proposito di astinenti e digiunatori si raccontano ragioni, dibattiti, ingredienti e ricette, dove si mangia, si beve e si fuma, si varca l’Oceano Atlantico e si ragiona di razionalità. Dove si conclude con le domande del cattolico del nostro tempo.

«Ratio»

Nei paragrafi precedenti abbiamo già affrontato il tema delle ragioni morali per cui i cristiani seguono o meno una determinata condotta alimentare, ma un ragionamento va fatto anche sulla base delle previsioni normative, per il linguaggio del diritto la ratio della norma. Non pare superfluo sottolineare come nella cultura delle varie confessioni cristiane la sfera giuridica e quella teologico-morale siano separate da un confine molto labile, tanto che in molti pensatori di varie epoche esse sono sostanzialmente venute a coincidere. La nostra Minestra dovrebbe avere contribuito a svelare la complessità delle questioni legate alle riflessioni quaresimali. Molti argomenti sono stati solo introdotti e rimasti in sospeso, proviamo dunque in questa Porzione a riprendere alcune delle fila del discorso per entrare in profondità e cercare di dipanare la matassa di ragionamenti complessi.

Nel corso dei secoli, e con particolare intensità dopo l’affermazione delle diverse confessioni protestanti, teologi e giuristi riempirono pagine e pagine a proposito della privazione volontaria dagli alimenti. Se ne esaminarono gli aspetti più differenti: giorni, orari e numero dei pasti ammessi; individuazione e tipologia delle persone soggette agli obblighi; autorità detentrici del potere di dispensa; tipo e natura di alimenti e bevande consentiti. Su quest’ultima prospettiva in particolare le discussioni si complicarono terribilmente con i viaggi di esplorazione e di scoperta: l’affacciarsi al mondo conosciuto di nuovi animali, frutti e piante commestibili pose problemi dibattutissimi, taluni almeno all’apparenza insormontabili. Oggetto del contendere furono, per mettere ordine nell’elenco dei «problemi dibattutissimi» cui abbiamo appena accennato, tre principi fondamentali, tutti perfettamente in grado di dare luce a complesse elucubrazioni e motivi di contesa: le eccezioni (dispense) e l’autorità competente a deciderle, i tempi di grasso e di magro, i cibi consentiti e proibiti. Prima di addentrarci nell’analisi della triade, dobbiamo però richiamare il concetto di ratio che, in estrema sintesi, sta nella penitenza. Essa ovviamente si concretizza nel momento in cui si rinuncia a un bene disponibile, al quale si è abituati. Quali complicazioni mai si possono celare in una spiegazione così semplice e, tutto sommato, ragionevole?

Nelle quaresime della Chiesa primitiva i fedeli credevano necessario soffrire non solo la fame, ma anche la sete e per questo in molti si privavano delle bevande fino a sera: la ristrettezza di questa autoimposizione non ebbe però fortuna durevole. Ci si domandò, a più riprese, fin dove si potesse spingere la virtù della penitenza. Papa Innocenzo III (1161-1216, pontificato 1198-1216) stabilì: affamati e ammalati potevano mangiare carne anche in quaresima. Su questa base canonica, il cardinale Enrico da Susa detto l’Ostiense (1200 circa-1271) rimproverò il rigoroso ordine dei certosini e quanti come loro erano convinti di non dovere trasgredire il divieto neppure nei casi consentiti da un pontefice. Qui l’ottusità



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